lunedì 7 gennaio 2019

Argentina 2018 - Parque Nacional Los Cardones, Puente del Diablo, Ruta 40

Quando ci s'immerge nel panorama andino è come fare un percorso anche all'interno di se stessi. I paesaggi cambiano in base all'altitudine, all'ora in cui si passa in un determinato luogo e alla luce che colora le rocce. Per chi possiede il dono della fede, ti avvicina un po' di più a Lui e alla bellezza del creato. I cinque giorni passati tra le varie quebrada del nord-ovest dell'Argentina sono stati ricchi di meraviglia e stupore e di un continuo "wow" che sgorgava dal cuore.
Ciliegina sulla torta, che ha reso il tutto ancora più interessante, è aver fatto il giro con Jorge, un ragazzo autoctono (la sua famiglia è totalmente argentina) della zona con un delizioso ristorante chiamato El Quincho a Purmamarca.
Ma andiamo con ordine.
Primo giorno: partendo dal delizioso albergo Antiguo Convento, situato nel centro di Salta vicino alla Iglesia San Francisco, ci siamo immersi nella Quebrada de Escoipe, il primo assaggio di colori e valli che aprono alla Cuesta del Obispo. Da qui s'incominciano a vedere i primi cactus, anche se la vera bellezza arriva scendendo e addentrandosi nel Parque Nacional Los Cardones. Cactus piccoli e grandi in una valle tagliata in due da una strada lunga e dritta che si perde all'orizzonte. Certamente la meraviglia è stata ancora più esaltante grazie al cielo terso che ha permesso un contrasto di colori tra l'azzurro. il verde e il rossiccio; difficili da descrivere a parole. Andando verso Cachi non si può fare a meno di fermarsi al Graneros Incaicos per poi proseguire verso il Puente del Diablo sulla Ruta 40 (Ruta 40 meriterebbe un discorso a parte). Un posto ideale per sostare e mettere i piedi a mollo in mezzo al silenzio, lasciandosi solo cullare dallo scorrere dell'acqua tra stalattiti.



Un episodio da ricordare di quella giornata: abbiamo bucato. Un altro imprevisto accolto che ci ha permesso di capire e apprezzare la bellezza delle persone locali. Come ci ha sempre detto Jorge, la parte più importante del viaggio sta nel modo in cui si assorbe la cultura. Scenario: zona non battuta dalle consuete rotte turistiche. Quindi intorno a noi solo natura. Rimaniamo lì avvolti dal silenzio e dal vento per almeno un'ora sino a quando riemerge dal Puente del Diablo Zaccaria, una guida che si occupa delle immersioni nelle grotte del territorio. Da come interloquivano sembrava che Zaccaria e Jorge si conoscessero; in realtà era la prima volta che s'incontravano. Zaccaria ha investito per noi almeno due ore della sua giornata. Smontata la ruota e caricata nel bagagliaio della macchina di Zaccaria, ci siamo recati al paese più vicino (a circa 10 km). Hanno cercato una persona che potesse riparare la ruota e poi Zaccaria ci ha riaccompagnati sul posto dove avevamo lasciato la macchina ed è rimasto lì, accertandosi che tutto fosse a posto e potessimo ripartire in direzione di Cachi; cittadina deliziosa. Arrivati al tramonto, primeggiava il bianco degli edifici che esaltava la bellezza della topologia di tutte le città andine: piazza rettangolare con giardino e chiesa annessa. Cena, doccia e riposo e poi nuovamente pronti per un altro giorno.

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