martedì 28 maggio 2013

Dal diario di Don Luigi Sgargetta

Lunedì 5/07/1965

«... In ogni missione i Padri dovrebbero essere preoccupati di conoscere i problemi e le necessità di ordine pastorale e sociale dei cristiani della Parrocchia. Se qualche decisione dev’essere presa il Superiore deve consultare anche i suoi confratelli. È inutile dire ai cristiani che devono ricevere spesso i Sacramenti se non cerchiamo loro di andare incontro, rendendoci disponibili e organizzando qualcosa. È inutile che il Concilio Ecumenico attui la riforma liturgica se poi noi non la attuiamo e non cerchiamo di farla vivere ai cristiani con adeguate spiegazioni e con una dignitosa esercitazione e partecipazione di tutti. Bisognerebbe pensare un po’ di più ai malati, ai vecchi e ai poveri. Oltre che a Pasqua, anche in altre circostanze si dovrebbe dare la possibilità ai malati e ai vecchi di ricevere i Santi Sacramenti. Il Sacerdote deve trattare tutti alla stessa maniera... Se si possono evitare spese superflue si deve farlo. Se si possono evitare dei viaggi si deve farlo. Il lavoro da attuare per il servizio dei Cristiani è enorme e non c’è tempo da perdere. Invece di criticare continuamente gli altri vediamo di capire per conto nostro la situazione reale e portare il nostro contributo per migliorarla senza pretendere di essere noi sulla strada giusta. Prima di accusare gli altri vediamo di fare noi. Non facciamo una malattia per la politica o per il razzismo. Lavoriamo invece per creare una coscienza di responsabilità dove non esiste e per dimostrare con l’esempio che quanto più uno è in alto, tanto più è a servizio del bene della maggioranza. Anche le riunioni fatte per perdere il tempo dovrebbero scomparire. Invece di dire e di chiacchierare, facciamo».

Lunedì 12/07/1965

«... Ancora una volta ho avuto modo di rendermi conto del complesso di superiorità dei bianchi nei riguardi dei neri. Ancora una volta ho capito che il nostro posto come Sacerdoti Fidei Donum è quello di mettersi a servizio della chiesa africana, vivendo con i Sacerdoti Neri e alle loro dipendenze. I Padri Bianchi hanno dichiarato di sentirsi sempre più a disagio nell’esercizio del loro Ministero e hanno chiesto al Vescovo che venga messo a disposizione qualche Abbè per le confessioni e la predicazione nelle loro missioni».

Martedì 14/09/1965

«In quest’ultimo periodo mi sono reso conto praticamente che nella convivenza con gli Abbè Burundi esiste un problema di ordine psicologico. Bisogna evitare ed eliminare anche il minimo motivo che faccia apparire ai loro occhi dei dominatori. Per cui ho tirato questa conclusione: la gestione del denaro dell’economato, con relativa libertà di acquistare e di disporre, dev’essere lasciata a loro. Io potrò continuare ad occuparmi dell’ordine, della pulizia, della custodia del materiale, delle camere dei forestieri... La stessa cosa per quanto riguarda il resto: ogni iniziativa dev’essere lasciata a loro, a me l’attenzione. Se interpellato ho sempre la possibilità di dire il mio parere. Questo per garantire la reciproca libertà e la buona convivenza».

sabato 25 maggio 2013

2000 anni come un giorno compie 5 anni

Cari amici,
il Coro dei Giovani è lieto di invitarvi all'evento "2000 anni come un giorno" nella speciale edizione che festeggia il 5 "compleanno" dello spettacolo musicale ideato e scritto dal Coro dei Giovani.
L'evento avrà luogo sul sagrato della parrocchia Sant'Alfonso de' Liguori, SABATO 1 GIUGNO 2013, alle ore 21.
Dalla prima, avvenuta il 7 giugno 2008 al teatro dell'Istituto San Giuseppe gremito da oltre 400 spettatori, lo spettacolo è stato replicato 18 volte in Torino e Provincia, portando la testimonianza di fede e solidarietà che il Coro vuole trasmettere attraverso i canti ed i progetti missionari che sostiene da tempo.
A questa serata di festa in musica prenderà parte anche il nostro Arcivescovo, Cesare Nosiglia. Vi attendiamo numerosi, per far festa insieme!


Un progetto, una sfida, un successo.
2000 anni come un giorno è...
  • Una musica che vuole essere musica di giovani per giovani, che parli quindi la lingua dell’anno duemila senza sfociare nella banalità e nell’impersonalità della produzione commerciale.
  • Una musica contaminata, per nostra volontà ed esigenza, dalle “musiche del mondo” e da una tradizione classica che molti di noi hanno profondamente studiato e interpretato.
  • I nostri testi vogliono essere insieme racconto e riflessione: pur limitati da esigenze tecniche e metriche, possono essere utilizzati e riutilizzati per cercarvi originali spunti di meditazione, necessariamente sfuggiti ad un primo ascolto, senza per questo snaturarli dal legame intrinseco con la musica che li accompagna.
  • Un'esperienza comunitaria. “2000 anni come un giorno” non solo parla di Vangelo, ma ancor prima vuole essere testimonianza di Vangelo: è una sintesi in testo e musica del vissuto di una intera comunità, che ne riconosce per altro le difficoltà e i limiti.
  • Un'esperienza in cui i nostri molteplici sentieri, storie di vite ed esperienze umane e spirituali diverse, in questo progetto sono state condotte verso quell'Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, gioia indicibile.
Nato da una folle idea durante il viaggio di ritorno da Jubilmusic, Festival Internazionale di Christian Music, preparato in 3 anni di lavoro, è stato portato in scena per la prima volta il 7 giugno 2008.

Ricordando quella sera di 5 anni fa...

La prima volta non si scorda mai!!!
Teatro gremito di 400 persone, molte in piedi. Più di un amico salito su in balconata dove non si poteva stare per assistere allo spettacolo.
Allora, ricapitoliamo: computer ok, monitor di servizio acceso, fogli con la scaletta attaccati al bancone... Luce di sx verde apre il sipario, luce rosso lo stoppa, fila in alto luce del teatro, fila in basso luci della scena... interfono per il tecnico al mixer luci sul palco... all'ennesima volta che ripeto il percorso sento interrompersi il cracchiare continuo che avevo in cuffia.
Si inizia. Spegni e accendi un paio di volte le luci in sala in modo che la gente si accomodi.
Spengo.
Buio.
Silenzio.
OHHHH...
Quel brusio di attesa, soddisfazione, ansia, gioia... che il pubblico ha portato fu uno dei rumori che mi porterò con me...
Ora sono tutti seduti.
400 persone, 7 giugno, 30 gradi... e le mani che dovevano dare il via a "la giostra di luci" completamente ghiacciate...
La radio smette nuovamente di gracchiare : "Tre - due - uno ... vai"...
La musica parte e si vedono sotto il sipario ancora chiuso le luci che si accendono e spengono.
Arriva il momento, la musica rallenta... le luci davanti al sipario si accendono e disegnano un cuore apparente... che batte ... in attesa!
Teresa si alza dal pubblico ...e Marco la illumina perfettamente!
Il pubblico non si accorge e "un sipario si apre per te". Tasto verde ed ecco il coro che canta ...
La mia parte l'ho fatta. Le altre canzoni filano via velocemente e l'adrenalina scema con l'andare dello spettacolo.
40 secondi di tensione a palla..., frutto di ore di lavoro, notte insonni e piacevoli compagnie.
Questo è stato l'esordio.