giovedì 3 agosto 2017

Conosco un posto che mi piace si chiama mondo

Conosco un posto che mi piace si chiama mondo. Più lo giro e più m’innamoro di lui, restando nonostante tutto radicata alla cultura, alla terra e alla tradizione che mi hanno accompagnata in questi anni.

Viaggiando la vita e la quotidianità acquistano tutto un altro significato per tutti e cinque i nostri sensi. Si arricchisce il rapporto sensoriale con il proprio sé. Si amplifica la flessibilità mentale anche sulle piccole cose. Capisci che le prospettive dalle quali osservare la vita sono innumerevoli, diverse, ma non per questo migliori e peggiori delle nostre.

Viaggiando, oltre ad apprezzare e conoscere le culture, la terra e le tradizioni di altri popoli, riesci a stabilire un legame antropologico ancora più profondo con la tua storia, il vissuto e la storia del tuo Paese, rispettandone ancora di più i limiti ed esaltandone le qualità.

Viaggiando, ti rendi sempre più conto che nel nostro piccolo, nella nostra quotidianità di popolo occidentale abbiamo un potere di azione enorme e non riusciamo a rendercene conto. Il cambiamento non passa solo attraverso le leggi, lo Stato, i servizi, il PIL, l’occupazione. Passa soprattutto attraverso il nostro essere e quello che, in base a ciò che siamo, possiamo fare non solo per noi, ma anche per gli altri.

Viaggiando, infine, ti rendi conto di essere un individuo in mezzo a una moltitudine di individui. Una storia in mezzo a milioni di storie. Una vita insieme a miliardi di vite. Ti rendi conto che tu non sei il centro, ma sei parte di, detta alla Battiato, un centro di gravità permanente che non sta fuori di te, ma in un punto della tua interiorità e nella profondità del tuo essere.

Non mi resta che partire.