venerdì 17 luglio 2015

Parole che fanno bene

Potrei puntare il dito in alto, scandalizzarmi, fare polemiche, ma da tempo ho capito che purtroppo non basta gridare “Al lupo, al lupo!” per cambiare le cose. La verità va vissuta nell’intimo, ogni giorno. Ho capito che è molto meglio puntare il dito su noi stessi: io, cosa sono disposto a fare?

Coscienza è scegliere il perdono, perché il rancore genera solo vendetta.
Coscienza è fare del carcere un’occasione di rinascita.
Coscienza è fare della mia professione un servizio al bene comune.
Coscienza è usare a fin di bene il potere di internet, dei media e delle nuove tecnologie.
Coscienza è rispettare la diversità, vedere nell’altro un uomo, una donna come me.
Coscienza è vivere da vivi, rifiutando ogni dipendenza.
Coscienza è sapersi ascoltare e saper ascoltare, per diventare custodi gli uni degli altri.

Frammenti de "Lettera alla Coscienza! - Ernesto Olivero

mercoledì 4 febbraio 2015

Racconti dall'India (2)

Caro amico,
Arriviamo a tarda sera a Bodh Gaya, una città molto importante per i buddhisti: il Buddha, meditando sotto un albero, presente nel tempio Tempio di Mahabodhi, qui ha raggiunto il nirvana.
In confronto a tutte le altre città che abbiamo visitato questa è la più pulita e ordinata. I buddhisti, a differenza degli induisti, ci tengono alla conservazione dei luoghi e alla pulizia.
Ma l'India è ricca di contraddizioni e anche questa città me lo conferma. 
Cerchiamo un posto per mangiare. Ci affidiamo per la scelta alla Lonely Planet: i ristoranti riportati sono sempre accettabili e se non si ha tempo per girare e valutare è un modo per non prendere delle cantonate.
Arriviamo di fronte a una tenda. Entriamo. La temperatura toccava i 40 gradi, non c'era l'aria condizionata. Preferiamo la frescura dei 35 gradi di metà agosto presenti fuori dalla struttura.
Ci portano i menù: saranno le 21:30 e siamo tutti affamati. Guardiamo il menù e non ci curiamo molto di quello che ci circonda. In un primo momento siamo infastiditi da insetti che si appiccicano alla nostra pelle sudata, poi, piano piano, ci accorgiamo di essere all'interno di un villaggio. Siamo circondati da uomini, donne e bambini che ci guardano con occhi sgranati tra il curioso e lo spaventato. Realizziamo immediatamente di essere immersi nella povertà di questa città a due passi dai luoghi turistici. I bambini cominciano ad avvicinarsi per chiedere qualcosa. Due bambine sono le più insistenti. Diamo loro il primo piatto che abbiamo ordinato.
Dopo un primo momento di titubanza, incominciano a stuzzicare ma vediamo che si sentono a disagio. Allora le mettiamo in un tavolo vicino al nostro e diamo loro due bicchieri d'acqua. In quel preciso momento escono i camerieri per sgridarle e cacciarle. Abbiamo fatto capire loro che non ci davano fastidio. Finiscono tutto, non lasciano niente nel piatto e - questo il gesto che mi ha maggiormente colpita - con l'acqua rimasta si sciacquano le mani in un gesto di rispetto per se stesse e per chi ha offerto loro la cena. 
Questa è l'India: grande povertà, ma anche un'enorme dignità.
In ogni caso il cibo e la compagnia di quella sera sono stati piuttosto gustosi.

sabato 17 gennaio 2015

Racconti dall'India

Caro amico,
Sito di Fatehpur Sikri. Dei ragazzini ci inseguono durante l'intera visita chiedendoci il biglietto d'ingresso. Molto probabilmente vendono biglietti falsi ai visitatori che, grazie a guardie compiacenti, riescono ad entrare. Sono invadenti, quasi insopportabili. Per calmare l'insistenza diciamo che al termine della visita consegneremo loro il biglietto. 



Quindi smettono di chiedercelo, ma non ce li togliamo d'intorno. Una mia amica però ha avuto un'idea geniale: ha strappato il biglietto e ha detto a un bambino, che vedi nella foto allegata: "ora ricomponi il biglietto" insomma, li abbiamo fatti giocare. 



Non ti dico il risultato: erano estasiati, sorridenti, raggianti come se nessuno li avesse mai fatti giocare, come se per la prima volta avessero scoperto cosa volesse dire infanzia, gioco, spensieratezza. In pochi minuti eravamo circondati da bambini, adulti, turisti incuriositi da quello che stavamo facendo. 



La cosa che ci ha inquietato e a me ha fatto riflettere tantissimo è questa: il bambino voleva pagare con denaro la mia amica per il momento di gioco.
Aiuto!!!! Nei nostri oratori appena chiedi qualcosa ... Anche solo la quota associativa, i genitori ti guardano di storto ... In India un bambino voleva pagare un adulto per avergli regalato un momento di felicità e spensieratezza. 
Questo viaggio mi ha segnata parecchio ...
A breve un altro racconto.