lunedì 29 ottobre 2018

Argentina 2018 - Arrivo a Buenos Aires

Il volo Madrid Buenos Aires siamo riuscite a prenderlo letteralmente al volo. L'imbarco era già chiuso. Fortunatamente una corsa disperata dal terminal T4 al T4S ci ha permesso di salire. Ovviamente i nostri bagagli sono rimasti a terra e, anche qui fortunatamente, sono arrivati due giorni dopo, giusto in tempo per la nostra partenza per Salta. Infatti la maggior parte delle compagnie, in caso di non arrivo del bagaglio, si riservono 72 ore per la consegna. Quindi, in linea di massima, conviene rimanere 2, 3 giorni nella città in cui si atterra.
E allora parliamo di Buenos Aires. Un guazzabuglio di stili architettonici: ci si perde tra edifici moderni, coloniali e grattacieli. Un groviglio di strade a otto corsie anche in centro città e nel sottosuolo sei metropolitane che permettono a 3 milioni di persone di muoversi. Gli spostamenti, soprattutto in macchina, sono a dir poco caotici. Dall'aeroporto al centro ci vuole almeno un'ora e mezza; si formano code impressionanti, nonostante ci sia una legge che vieta di rimanere in coda oltre 10 minuti ad un casello. Infatti, superati i 10 minuti, gli automobilisti incominciano a suonare e questo è il segnale che preannuncia l'apertura del passaggio senza pagare il pedaggio. Quando me l'hanno raccontato non ci volevo credere, ma durante la mia permanenza mi è capitato ben due volte!
Arrivati in centro ti trovi di fronte a Plaza San Martín, alla Torre Monumental della zona Retiro, alla Casa Rosada sulla Plaza de Mayo e alla cattedrale metropolitana, al Palazzo del Congresso nazionale, Avenida de Mayo, Avenida Corrientes e l'obelisco, al cafè Tortoni, al Banco de la Nación, alle statue di Mafalda; e poi La Boca e Caminito, e il mercato di San Telmo.
Ma il luogo che mi ha maggiormente colpita è il Museo dell’Immigrazione. Entrando in quell'edificio si respira, non solo la storia dell'Argentina, ma il vissuto anche della nostra Italia e dei cittadini italiani che ci hanno preceduti. Sopra lo stipite della porta d'ingresso si trova la scritta Comida. Infatti, nel periodo dell'immigrazione (e poi mi vien da dire "quando mai è finita" ...), il palazzo era il primo punto di approdo per le persone che arrivavano in Argentina, la maggior parte proprio di origine italiana.
Per non parlare del cibo: uno fra tutti le empanadas di Desarmadero Bar. E l'asado, che non è solo un piatto tipico, ma è un modo di stare insieme. Infatti è usanza nei cantieri, in pausa pranzo, cucinarlo per tutti e condividerlo. Gli operai fanno i turni per la cottura. Com'è un rito sociale il mate: quel bicchiere che passa di mano in mano, con la delicatezza e l'attenzione di riempirlo di acqua calda prima di consegnarlo alla persona che è seduta vicino a te. E poi i dolci e gli alfajores.
E questa è Buenos Aires al primo sguardo, senza entrare nel dettaglio.